Aisha, la giovane emiratina
Aisha, una giovane ragazza emiratina, sta vivendo un mix di sconforto e frustrazione.
Nonostante lavori in uno dei più acclamati hotel al mondo, Aisha fa fatica a comunicare in modo efficace con i suoi colleghi e le sue colleghe.
Un giorno però, a pochi passi dal famoso Emirates Palace - luogo in cui lavora -, accade qualcosa.
Ce la farà la giovane emiratina a migliorare le sue capacità comunicative nei confronti di alcuni suoi colleghi?
Scopriamolo ora, immergendoci nella sua storia.

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Aisha, la giovane emiratina
Aisha è un giovane ragazza emiratina nata e cresciuta nella città di Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi, posizionata su un piccolo isolotto del Golfo Persico.
Da qualche anno, Aisha lavora presso il celeberrimo Emirates Palace, lo sfarzoso hotel considerato da tutti l’albergo più costoso al mondo, valso la bellezza di 3 miliardi di dollari.
Nonostante Aisha si senta una privilegiata nel poter lavorare in un luogo paradisiaco come quello, il rapporto con alcuni colleghi le sta facendo vivere un momento di forte frustrazione.
Una sera, attorno alle ore 20:00, la giovane emiratina concluse, come al suo solito, il suo turno lavorativo.
Scese la lunga scalinata d’orata del palazzo e, stremata dalla giornata appena trascorsa, si sedette su una delle pregiate panchine in legno ben ancorate nel cortile dell’hotel.
Aisha iniziò a riflettere.
«Cosa c'è che non va in me? Per quale motivo le mie parole sembrano non avere peso sulle persone?»

Aisha, con un velo di sconforto sul suo volto, rimase immersa nei suoi pensieri per qualche minuto.
Insieme a lei, in quel gran cortile finemente curato, vi era una donna. Probabilmente una turista.
Era seduta di fronte a lei, a una decina di metri, anch’ella seduta su di una panchina.
I loro sguardi, in quei pochi minuti, si incrociarono per un paio di volte, finché, ad un certo punto, la donna non si alzò e si incamminò verso Aisha.
«Ciao ragazza, posso sedermi qui con te?» domandò gentilmente la donna.

«Buonasera signora.» disse la ragazza alzando gli occhi da terra. «Sì, si sieda pure.»

La donna si sedette e rimase in silenzio per alcuni lunghi secondi.
«Piacere, il mio nome è Elena, e vengo dalla Grecia.» disse la donna, presentandosi alla giovane emiratina.

«Piacere mio, signora. Il mio nome è Aisha.»

«Aisha, hai un bellissimo nome. Sbaglio o il tuo nome ha un significato speciale qui negli Emirati?»

«Sì, ha ragione. Nella nostra lingua - l’arabo - Aisha significa forza vitale.»

«Lo immaginavo. Non appena ti ho vista scendere gli scalini di questo grande hotel, ho subito captato la tua unicità.»

«La ringrazio signora, ma oggi non è una buona giornata per me.»

«Sì, ho notato in te un volto un po’ cupo. Cosa sta accadendo nella tua vita?»

«Faccio difficoltà a comunicare con i miei colleghi e le mie colleghe.»

«Fai difficoltà a comunicare con loro? Dimmi un po’: cos’è che rende difficoltoso comunicare con i tuoi colleghi e le tue colleghe?»

«Non lo so, signora. Sembra che le mie parole non abbiano un peso.
È come se non venissi ascoltata. E, quelle poche volte nelle quali vengo ascoltata, vengo immediatamente fraintesa.»

«Capisco, essere fraintese non è mai piacevole. Immagino che lavori all’interno dell’hotel, dico bene?»

«Sì, lavoro qui.» disse la giovane emiratina, senza aggiungere altra parola.

«E oltre a lavorare, che fai nella vita?»

«Faccio atletica, signora. Salto in alto, nello specifico.» disse la ragazza, donando per la prima volta un mezzo sorriso alla signora Elena.

«Oh, è un bellissimo sport. Pensa che, con molta probabilità, il salto in alto è nato proprio in Grecia, terra in cui vivo da quando sono nata.»

«Davvero?» chiese incuriosita la giovane emiratina.

«Sì Aisha, davvero. E dimmi un po’: immagino avrai un’allenatrice che ti allena. Dico bene?»

«Beh, diciamo che svolgo questo sport per passione. Siamo una decina di donne, tutte molto giovani, seguite da un’allenatrice.
È un modo per svagarci e staccare la spina dal lavoro. Ci alleniamo solamente due volte alla settimana.»

«Aisha, sempre meglio di coloro che rimangono tutto il giorno a non fare nulla, non credi?» disse la donna sorridendo.

«Sì, ha ragione.»

La donna si prese un momento di pausa.
Il sole era da poco tramontato e il cielo, che fino a qualche minuto prima era stato azzurro come il mare, iniziò pian piano a scurirsi, accogliendo da lontano qualche soffice nuvola.
«Aisha, immagino andrai molto d’accordo con le ragazze che praticano sport con te. Non è così?»

«Sì, assolutamente.» confermò la giovane emiratina.

«Ok, e secondo te, per quale motivo questo feeling non riesci a costruirlo anche al lavoro?
Secondo il tuo punto di vista, cosa ti servirebbe per replicare lo stesso rapporto che hai con le compagne del salto in alto, anche al lavoro?»

La giovane emiratina, che mai aveva riflettuto su quanto chiesto dalla signora Elena, iniziò a riflettere.
I suoi pensieri corsero verso gli ultimi episodi accaduti al lavoro.
A quando, in men che non si dica, la sua opinione venne scartata e non ascoltata.
E a quando, senza apparenti spiegazioni, le sue parole vennero fraintese.
«Signora, credo che il problema stia, in parte, nel mio modo di atteggiarmi.»

«Ogni problema ha una soluzione, cara Aisha. Ora ti chiedo: come dovrebbe essere la tua comunicazione per avere un ottimo feeling con i tuoi colleghi e le tue colleghe?»

«Forse dovrei capire come dare più forza alle mie parole. I piccoli battibecchi che nascono al lavoro, accadono a causa dei feedback che dò alle persone.»

«Hai detto feedback?» chiese la donna.

«Sì signora, feedback. Ogni volta che provo a dare un feedback, le mie parole o non vengono ascoltate, o vengono fraintese.»

«Capisco. Quindi mi stai dicendo che se migliorassi la tua modalità di offrire un feedback, potresti migliorare, di conseguenza, il feeling con le persone che lavorano con te. Dico bene?»

«Sì signora, in qualche modo sì. Credo che sia la mia ridotta abilità nell’offrire feedback a rendere il feeling complesso.»

«Ogni abilità, anche se ridotta, può essere incrementata, cara Aisha. L’importante è essere consapevoli delle proprie lacune e decidere - nel profondo - di voler migliorare in quell’area.»

La donna bloccò le sue parole e fece per alzarsi.
«Aisha, che ne dici se andiamo a farci una passeggiata lungo la spiaggia?
A quest’ora, la maggior parte delle persone sarà a cena. Potremo goderci la spiaggia emiratina in tranquillità.

Questa panchina ci ha tenute compagnia abbastanza.
È arrivato il momento di cambiare stato d’animo.»

«Sono d’accordo con lei, signora.» confermò la ragazza, alzandosi anch’ella dalla panchina e incamminandosi, insieme alla donna, lungo la spiaggia a una decina di metri da loro.

La loro passeggiata proseguì per alcuni minuti in totale silenzio.
Solamente il lieve sciabordio delle onde marine accompagnò la loro iniziale quiete.
«Signora,» intervenne la ragazza, «sbaglio o mi ha detto che proviene dalla Grecia?»

«Sì Aisha, provengo dalla Grecia. Da Atene, nello specifico.»

«Wow, e che ci fa qui?»

«Sono in vacanza per qualche giorno.» disse sorridendo la signora Elena.
«Ora però torniamo a te. Mi dicevi che vorresti migliorare il modo con il quale offri feedback ai tuoi colleghi e alle tue colleghe. Dico bene?»

«Sì, esatto. Perché me lo chiede? Crede di potermi aiutare?»

«Oh, non sarò io ad aiutarti. Saranno le tue riflessioni ad averti aiutata. L’unica cosa che posso fare è riflettere insieme a te.
Ti va di riflettere ad alta voce?»

«Non l’ho mai fatto, signora.»

«Non temere, Aisha. Sono tante le cose che, per un motivo o per l’altro, non abbiamo ancora fatto.
Tuttavia, il fatto che esse non siano ancora state fatte, non significa che è bene che non vengano svolte.
È solamente dal fare che può nascere miglioramento. Ed è facendo, che miglioreremo la comunicazione con le persone.»

La giovane emiratina continuò a passeggiare lentamente a fianco alla donna.
I suoi pensieri si fecero più intensi.
«Signora, di cosa vuole che riflettiamo?»

«Potremmo riflettere su come offrire un feedback alle persone che lavorano con te. Che ne dici?
Dimmi un po’: le vedi quelle quattro palme laggiù in lontananza?»

Aisha si fermò un istante e guardò in direzione della mano della donna.
«Ora sì, le vedo.» disse la ragazza, tornando subito a camminare a fianco alla signora Elena.

«Bene, ipotizziamo che vi siano quattro step per offrire un feedback in modo efficace.
Quale sarà, secondo te, la prima palma sulla quale dovremo saltare? Prova a riflettere ad alta voce insieme a me.»

«Beh,» iniziò a parlare Aisha, «se voglio offrire un feedback a una persona - sia che esso sia positivo o negativo - dovrò far capire ad ella il comportamento che ha avuto in un determinato frangente.»

«D’accordo ragazza, e come potresti debuttare con questa persona? Cosa potresti dirle a primo impatto?»

La giovane emiratina tornò a pensare.
«Credo che potrei utilizzare una frase come ad esempio “Ho notato che…” oppure “Abbiamo notato che…”»

«Ok Aisha, inizieresti quindi in questo modo ad offrire il tuo feedback?» chiese conferma la donna.

«Sì, credo che possa essere un buon modo per debuttare.» confermò la ragazza.

«Sì, lo penso anch’io. E dimmi: solitamente, debutti in questo modo?»

«Ehm, non proprio.» disse la ragazza, abbassando lo sguardo verso la spiaggia dorata sotto i suoi piedi.

«È tutto apposto, Aisha. Siamo qui per evolverci.» disse la donna, alzando lo sguardo al cielo, nuovamente privo di nuvole e con qualche stella all’orizzonte.

«Ragazza,» riprese parola la donna dopo una breve pausa, «se dovessi definire questo primo step con una singola parola, che parola utilizzeresti?»

«Beh, credo che questo primo step si basi sul descrivere alla persona il comportamento avuto. Di conseguenza, potremo dare a questo step la parola “descrizione”.»

«Ok, e se volessimo trasformare la parola descrizione in un verbo?»

«Descrivere!» esclamò all’istante la giovane emiratina.

«Ottimo, il verbo descrivere è sicuramente il miglior verbo in assoluto per definire questo primo step.
Sapresti riassumermi, quindi, cosa potrai fare in questo primo step?»

«Certo, in questo primo step il mio obiettivo dovrà essere quello di descrivere - alla persona che avrò di fronte - il comportamento da lei tenuto, iniziando la frase con “Ho notato che…” o “Abbiamo notato che…”.»

«Immagino che non dovrai essere aggressiva nel offrire un feedback, dico bene?» domandò la signora Elena.

«No, assolutamente.»

«Ok Aisha, e sapresti farmi un esempio pratico di come potrai applicare questo primo step nel tuo lavoro quotidiano?»

La ragazza fermò nuovamente i suoi passi e, guardando il mare, rifletté per qualche istante.
«Signora, credo che un feedback nei confronti di un mio collega potrebbe iniziare così:
“Ho notato che nella riunione di ieri, quando ho fatto il mio breve discorso, non sei stato particolarmente coinvolto.”

Può andare bene, signora?»

«Certo, credo sia un buon modo per iniziare ad offrire un feedback di qualità. Naturalmente, vi sono altri tre step da compiere.
La prima palma l’abbiamo scalata. Ora dobbiamo capire come saltare sulla seconda.»

«Mi sta invitando a riflettere sul secondo step?»

«Sì Aisha, proviamo a riflettere su quale potrebbe essere il secondo step da aggiungere al primo. Riflettici pure per qualche minuto.
Nel frattempo, gustiamoci la camminata in totale silenzio.»

La giovane emiratina seguì le parole della donna e, con sguardo rivolto verso l’orizzonte, tornò a riflettere.
Qualche airone si intravedeva volare da lontano, e anche un leggero spicchio di luna iniziò a farsi notare nel cielo.
Dopo una manciata di minuti di totale silenzio, Aisha riprese la parola.
«Signora, credo che la seconda cosa che farei per offrire un feedback di qualità sarebbe quella di far capire all’altra persona l’impatto del suo comportamento.»

«Mmm, mi piace la tua riflessione. Potresti essere ancor più chiara?»

«Beh, diciamo che dopo aver descritto il comportamento avuto, credo sia importante esprimere all’altra persona l’impatto che ha avuto su di me quel determinato comportamento.»

«Ok, sapresti farmi un esempio? Come proseguiresti l‘esempio di poco fa?» domandò la donna.

«Potrei agganciare - alle parole di poco fa - una frase di questo tipo:
“Non vedendoti coinvolto durante la riunione, ho provato particolare dispiacere nel non poterti trasferire tutte le informazioni che io ritenevo essere fondamentali. Ci sono rimasta un po’ male.

Che ne dice, signora?»

«Dico che, tra poco, quando uniremo tutti e quattro gli step, capiremo ancor meglio la bontà della tua riflessione.
Ora ti chiedo: in questo secondo step, cos’hai fatto di diverso rispetto al primo?»

«Beh, nel primo ho semplicemente descritto il comportamento che l’altra persona ha avuto.
Nel secondo, invece, ho espresso l’impatto emotivo che questo comportamento ha avuto nei miei confronti.»

«D’accordo Aisha. Quindi, se non sbaglio, il tuo obiettivo è mettere il tutto sotto un piano emotivo. Immagino che vorrai connetterti emotivamente con l’altra persona.»

«Sì signora, in qualche modo sì.»

«Ottimo, mi sembra una riflessione degna di stima!» esclamò la donna, continuando a passeggiare lentamente.
Aisha,» proseguì la signora Elena, «sapresti dirmi quale verbo associare a questo secondo step?»

«Esprimere!» esclamò la ragazza, non prima di aver riflettuto per qualche secondo.

«Ottimo, davvero ottimo! E dimmi: sai già quale potrebbe essere lo step successivo?
Quale sarà il piccolo sforzo che dovrai fare per saltare in cima anche alla terza palma?»

La giovane emiratina indirizzò nuovamente i suoi pensieri verso gli ultimi episodi accaduti al lavoro.
«Signora, credo che dovrò imparare ad essere meno vaga.»

«Meno vaga? Ti andrebbe di rendere più positiva questa tua frase?
Invece di dire “meno vaga” cosa potresti dire?»

«Mmm,» pensò la giovane emiratina, «che ne dice di "più specifica"?»

«Ottimo! Più specifica è molto meglio di meno vaga. Non trovi?»

«A dirle la verità non trovo molta differenza.» ammise la giovane emiratina sorridendo.

«Sì. È normale - inizialmente - non trovare la differenza.
Sono molte le cose che non troviamo. E sono altrettanto molte le cose che crediamo non facciano la differenza.
Non sempre però ciò in cui crediamo inizialmente, è ciò in cui crediamo in seguito ad un’attenta riflessione.»

La donna fermò le sue parole per un momento.
«Aisha, cosa intendi con il voler essere più specifica?»

«Intendo che, dopo aver descritto alla persona il comportamento avuto - e aver espresso l’impatto che tale comportamento ha avuto su di me -, è bene che faccia capire alla persona quali sono - secondo il mio punto di vista - i comportamenti o gli atteggiamenti da cambiare.
Dovrò essere specifica e chiara fin da subito.» concluse Aisha.

«Ottimo, ti andrebbe di tradurmi quanto detto arricchendo l’esempio di poco fa?»

La ragazza annuì con il capo e si prese un momento per pensare.
«Signora, credo che proseguirei il mio feedback utilizzando queste parole:
“Mi piacerebbe che, da oggi in poi, ogni volta che ti senti poco coinvolto in quello che dico, me lo dicessi apertamente senza farti alcun problema. Vorrei tanto che tu possa sentirti coinvolto in quello che dico. Di conseguenza, ti chiedo di farmi sapere ogni volta che ti sentirai poco stimolato nell’ascoltarmi.”»

«Wow, complimenti Aisha! Gran bel lavoro!» esclamò immediatamente la donna.

«La ringrazio signora, vuole che le offra il verbo associato a questo terzo step?» chiese la ragazza, immaginando la domanda che sarebbe arrivata da parte della donna da lì a pochi attimi.

«Che fai, mi anticipi le domande?» chiese sorridendo la signora Elena.

«In qualche modo sì.» replicò sorridendo la giovane emiratina.

«D’accordo, dimmi pure il terzo verbo che andrà ad aggiungersi alle parole descrivere ed esprimere.»

«Specificare!» esclamò Aisha, con un velo di soddisfazione.

«Sì, direi che specificare è un buon verbo.» confermò la donna, bloccando tutto d’un tratto il suo cammino e sedendosi sulla spiaggia.

«Signora, vuole che ci fermiamo?»

«Sì, gustiamoci il mare. Non è da tutti i giorni poter ammirare la natura incontaminata che il mare emiratino ci sta offrendo.»

La ragazza si sedette a fianco alla donna e, anch’ella, incrociò le gambe per sentirsi più comoda.
«Aisha, posso chiederti come stai?»

La giovane emiratina riletté sulla domanda offerta dalla donna.
«Mi sento serena.» rispose Aisha, trasmettendo serenità anche attraverso le sue parole.

«Ti piace essere serena?»

«Sì, molto.»

«E dimmi, quale sarà il quarto step che potrai mettere in atto per offrire i migliori feedback in assoluto, e vivere più serenamente il tuo lavoro?»

Aisha chiuse gli occhi e si fece cullare dalla sabbia, ormai fresca, sotto di lei.
Un velo di serenità avvolse il suo corpo, esile e grazioso.
Il suo volto assunse un’espressione nuova, diversa.
«Signora,» riprese parola Aisha riaprendo delicatamente gli occhi, «credo che il quarto step si basi sulla condivisione.»

«Ok, cosa credi sia funzionale condividere?» chiese la donna, mantenendo lo sguardo avanti, verso l’orizzonte.

«Credo che, a questo punto, dovrò condividere i benefici che l’altra persona otterrà nel cambiare comportamento.
Se vorrò che l’altra persona sia motivata nel cambiare, dovrò far capire a questa persona quali saranno i benefici e i vantaggi che otterrà una volta che avrà cambiato il comportamento.»

«Il tuo discorso non fa una piega, cara ragazza. Ti andrebbe di concludere l’esempio che mi hai iniziato a regalare poco fa?»

«Sì signora, ci ho già pensato.» confermò all'istante la ragazza. «Se vuole, posso offrirle l'intero esempio costituito da tutti e quattro gli step.»
«Sì, è un’ottima idea, Aisha. Dimmi pure.»

La ragazza riordinò i pensieri e pronunciò l’intero feedback.
«Ecco signora, questo potrebbe essere il mio feedback completo:
“Ho notato che nella riunione di ieri, quando ho fatto il mio breve discorso, non sei stato particolarmente coinvolto.

Non vedendoti coinvolto durante la riunione, ho provato particolare dispiacere nel non poterti trasferire tutte le informazioni che io ritenevo essere fondamentali. Ci sono rimasta un po’ male.

Mi piacerebbe che, da oggi in poi, ogni volta che ti senti poco coinvolto in quello che dico, me lo dicessi apertamente senza farti alcun problema. Vorrei tanto che tu possa sentirti coinvolto in quello che dico. Di conseguenza, ti chiedo di farmi sapere ogni volta che ti sentirai poco stimolato nell’ascoltarmi.

Avvisandomi di sentirti poco coinvolto durante la mia conversazione, potrò rendere la comunicazione più stimolante. Di conseguenza, renderemo la riunione meno noiosa e più interattiva.”»

La giovane emiratina concluse il discorso e attese il parere della signora Elena.
«Aisha, hai fatto davvero un ottimo lavoro! Il mio non può che essere un feedback positivo, sotto tutti i punti di vista.
Ora, però, è il momento che i nostri corpi si allontanino.» disse la donna, alzandosi in piedi.

«Per quale motivo, signora?»

«Sei indipendente, ora. Sbaglio o hai identificato le quattro parole incise sulle quattro palme posizionate laggiù?»

«Intende i verbi descrivere, esprimere, specificare e condividere?»

«Sì, esatto. Li hai identificati e, ora, li andrai a trasformare cambiando la loro forma.»

«In che senso cambiare la loro forma?»
«Rendili all'imperativo. Pronunciali all'imperativo.» disse la donna, allontanandosi dalla ragazza.

La giovane emiratina rimase in silenzio qualche istante, sola.
Di fronte a lei, il mare.
Sotto di ella, un'ormai fredda sabbia.
Sopra il suo capo, un cielo buio, qualche stella e uno spicchio di luna.
Dopo poco, sussurrò a bassa voce le quattro parole scoperte in quella serata, all'imperativo.
«Descrivi, esprimi, specifica, condividi.»
Conclusione
Ora, la giovane emiratina, grazie all’incontro con la signora Elena, ha capito - dentro di sé - quali sono i quattro step per offrire dei feedback di qualità ai propri colleghi e alle proprie colleghe.
Come primo step, descriverà il comportamento avuto da parte dell’altra persona.
Come secondo step, esprimerà l’impatto subito a causa di quel comportamento, creando connessione emotiva.
Come terzo step, specificherà in che modo, secondo lei, il comportamento dell’altra persona dovrebbe cambiare.
Infine, come quarto step, condividerà con il proprio interlocutore i benefici che egli otterrà una volta mutato il suo comportamento.
Tutto questo, permetterà alla giovane emiratina di tornare a vivere il lavoro con meno frustrazione e con più serenità.
Negli Emirati Arabi tornerà a brillare l’unicità di Aisha.
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Congratulazioni per aver concluso questa Learning Story.
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Tutto questo per ridonare dignità all'essere umano.
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