Hedy, la giovane mozambicana
Hedy, una giovane ragazza mozambicana, si ritrova a vivere un forte conflitto con il suo collega Shakil.
Un conflitto che la porta, nel giro di poche settimane, ad avere una vera e propria crisi.
Riuscirà Hedy a risolvere il conflitto con Shakil?
E, cosa ancor più importante, riuscirà ad apprendere un metodo per gestire qualsiasi tipologia di conflitto?
Scopriamolo ora, immergendoci nella sua storia.
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Hedy, la giovane mozambicana
Hedy è una giovane ragazza mozambicana proveniente dalla città di Maputo, capitale del Mozambico.
Hedy ha da poco trovato lavoro presso un’azienda che opera nel settore dei fertilizzanti.
Nonostante il suo nome significhi “combattente”, Hedy è una ragazza solare, ben voluta fra i colleghi, e con una grande voglia di crescere.
I suoi colleghi e le sue colleghe adorano particolarmente il suo carattere e la sua attitudine al lavoro. Fra questi però, vi è qualcuno che la pensa in modo diverso.
Nell’ultimo periodo, infatti, nel team di lavoro di Hedy è subentrato Shakil, un uomo sulla quarantina, a cui non sembra andare a genio il modo di fare della giovane mozambicana.
Shakil inizia a comportarsi in modo strano con Hedy, e la ragazza si accorge ben presto che qualcosa non sta funzionando.
Iniziano così ad esserci i primi battichetti e le prime discussioni.
Nonostante ciò, tutto sembrava essere sottocontrollo.
Finché un giorno, la tensione fra i due non scoppiò in qualcosa di più grande.
Erano entrambi presenti a una delle tante riunioni di gruppo, e Shakil, senza pudore, fece capire a Hedy che il suo ruolo nel team era poco significativo.
Hedy si sentì umiliata.
La ragazza, sentendo quelle parole, trattenne a stento le lacrime e fece di tutto per non controbattere a Shakil.
Ad un certo punto, però, non riuscì più a trattenersi e, senza dire alcuna parola, uscì dall’ufficio, dirigendosi di corsa al giardino botanico di Maputo, a pochi metri dall’azienda.
Hedy si sedette sulla prima panchina che trovò, e scoppiò a piangere.
«Cos’ho fatto di male?» iniziò a chiedersi tra sé e sé. «Perché devo essere trattata in questo modo?»
I pensieri pervasero la povera Hedy per qualche minuto.
Non riusciva proprio a capacitarsi del comportamento di Shakil nei suoi confronti.
Erano ormai settimane che si stava comportando in modo maleducato con lei, e Hedy non sapeva minimamente cosa fare.
Ad un certo punto, mentre Hedy si stava asciugando le lacrime, passò di lì un uomo.
«Buongiorno ragazza, vedo che delle lacrime stanno accarezzando il tuo viso. C’è qualcosa che non va?» chiese l’uomo.

«Buongiorno signore. Va tutto bene, non si preoccupi.» rispose la ragazza, cercando di non far trasparire la sua tristezza lungo il viso.
«Cara ragazza, sono anni che lavoro come giardiniere in questo splendido giardino botanico. E in tutti questi anni è la prima volta che vedo una ragazza piangere. Posso sapere il tuo nome?»
«Mi chiamo Hedy.» rispose la ragazza con voce singhiozzante.
«Hedy, per oggi il mio lavoro è finito. Gran parte della mia attività viene svolta durante la notte, così da offrire uno splendido giardino alle persone che come te lo abitano di giorno. Posso sedermi qui con te?»
«Sì signore, si sieda pure qui.»
La ragazza fece spazio all’uomo e proseguì.
«Signore, posso chiederle il suo nome?»
«Il mio nome è Momed, cara ragazza.»
«Piacere di conoscerla, signor Momed.»
«Il piacere è mio. Ti va di raccontarmi cosa ti sta turbando?» chiese gentilmente il giardiniere.
«Sto vivendo un brutto periodo lavorativo.» rispose Hedy. «Sono in perenne conflitto con un mio collega e non so più da che parte muovermi.
L’azienda per cui lavoro è un’azienda fantastica, ma non mi va di essere trattata come uno zerbino.
Dato che il mio collega rimarrà in quest’azienda a lungo, sto effettivamente riflettendo di lasciare il mio posto di lavoro.»
«Capisco, ragazza.» rispose il giardiniere. «Mi stai quindi dicendo che un conflitto con il tuo collega sta rovinando gran parte del clima lavorativo, dico bene?»
«Sì esatto.»
«E mi stai dicendo che stai pensando di lasciare l’azienda, corretto?»
«Sì signore, sono già diverse settimane che sto seriamente riflettendo di lasciare l’azienda.»
«Capisco Hedy. Lascia che ti faccia una domanda: in che modo il fatto di lasciare l’azienda ti farà stare meglio?» chiese il giardiniere.
«Beh, se me ne andrò dall’azienda non entrerò più in conflitto con il mio collega Shakil.» rispose la ragazza.
«Ciò che mi stai dicendo ha molto senso.» rispose l’uomo. «Ora ti chiedo: cosa succederà se nella futura azienda ti troverai nuovamente di fronte un’altra persona come il tuo attuale collega?»
La ragazza rimase qualche secondo in silenzio.
Dopo poco, tentò la risposta.
«Credo che mi ritroverei nello stesso punto in cui mi trovo ora.»
«Tu credi che ti ritroverai nello stesso punto.» replicò il giardiniere. «Non è ciò che vuoi, dico bene?»
«Sì signore, dice bene.»
«Quindi, lasciare l’azienda potrebbe non essere la prima azione da compiere.
C’è forse dell’altro che possiamo fare prima di effettuare un’azione così azzardata. Non credi?»
«Sì, forse ha ragione, signor Momed. Ma cos’altro posso fare?»
«Questa è una bella domanda, cara ragazza. Secondo te, cos’altro potresti fare?»
«Non saprei, signore. Forse dovrei cambiare. Forse dovrei diventare una persona diversa agli occhi del mio collega.»
«Ragazza, se il tuo comportamento è etico, non devi cambiare. Sei una persona unica, ed è bene che tu mantenga la tua unicità.
Ciò che invece puoi fare è capire come affrontare al meglio il conflitto con il tuo collega.»
«Le sue parole hanno molto senso, signor Momed. Saprebbe aiutarmi?»
«Si, posso aiutarti Hedy. A un patto però: devi avere qui con te un diario.»
«Nessun problema, signore.» rispose la ragazza. «Lo tengo sempre con me in borsa.»
«Benissimo.» rispose il giardiniere. «Ciò che faremo ora sarà capire come gestire al meglio i conflitti al lavoro.
Questo ti servirà sia per gestire il conflitto con il tuo nuovo collega, sia con qualsiasi altra persona. D’accordo?»
«D’accordo signore. Una domanda: perché dovrei fidarmi di lei?»
«Ragazza, non ti sto dicendo di fidarti di me. Ti sto dicendo di fidarti del metodo che ti offrirò.»
«In che senso?» domandò la ragazza.
«La vedi quella statua laggiù?» chiese l’uomo indicando un’immensa scultura a pochi passi da loro.
«Sì, la vedo. È la statua del presidente Samora Machel, il primo presidente del Mozambico.»
«Esatto, cara ragazza. Il metodo che ti offrirò è stato tramandato negli anni proprio da lui.
Il Presidente Machel, come ben sai, è stato colui che ha reso il Mozambico indipendente. In tutta la sua vita ha dovuto subire una serie di conflitti feroci, soprattutto con il popolo portoghese che ci aveva fra le mani.
È anche grazie a lui che ora siamo indipendenti.
E sarà grazie a lui che oggi conoscerai un metodo per gestire i conflitti.»
«Wow!» esclamò la ragazza. «Questo aneddoto non lo conoscevo affatto.»
«Non importa ciò che conosci. Importa ciò che conoscerai.» rispose il giardiniere.
Il signor Momed si prese un momento di silenzio per riflettere.
«Bene, direi che possiamo iniziare. Prendi pure la prima pagina vuota del tuo diario e raffigura un ettagono.»
«Un ettagono? Cosa sarebbe un ettagono?»
«Un ettagono è una forma geometrica con sette lati. Disegnala come meglio credi.»
La ragazza si prese qualche secondo e seguì le indicazioni del giardiniere.
«Ok, ho fatto!» esclamò Hedy, facendo vedere al giardiniere il suo disegno.
«Benissimo, sappi che l’ettagono ti servirà in ogni tuo conflitto.
Ciò che faremo ora sarà rispondere a sette domande: una domanda per ogni lato della figura che hai appena disegnato. D’accordo?»
«D’accordo, signor Momed.» rispose la giovane mozambicana.
«Ottimo ragazza. Partiamo con il primo lato.
Ogni volta che ti trovi immersa in un conflitto con un tuo collega, la prima cosa che devi fare è capire la reale situazione in cui ti trovi.
Spesso infatti, non appena terminiamo un conflitto ci ritroviamo in uno stato d’animo un po’ scombussolato.
Le emozioni tendono a dominare sulla logica e facciamo difficoltà a comprendere cosa sia davvero successo.»
«È esattamente ciò che è successo a me poco fa!» esclamò la ragazza.
«Esattamente Hedy! Subito dopo il conflitto le emozioni sono molto intense. Di conseguenza, facciamo fatica ad essere consapevoli di cosa sia davvero successo.
La fase di consapevolezza, però, è una fase fondamentale.
Senza consapevolezza non possiamo migliorare il rapporto con le persone.»
«D’accordo signore, ma come faccio a essere consapevole di cosa sia davvero successo se le mie emozioni mi sovrastano?»
«Ciò che dovrai fare sarà attendere qualche minuto e aspettare che le emozioni riducano la loro intensità.
Ad esempio, mi sembra che in questo momento l’intensità delle tue emozioni si sia ridotto, dico bene?»
«Sì, ora sto un po’ meglio.» confermò la ragazza.
«E mi sembra che la tua parte razionale abbia preso il posto all’esplosione emotiva di qualche minuto fa. Me lo confermi?» chiese l'uomo.
«Sì, glielo confermo. Qualche minuto fa mi sentivo molto più agitata. Ora invece, mi sento meno impulsiva.»
«Molto bene. È proprio in questa tua condizione di calma emotiva che dovrai affrontare il primo lato dell’ettagono.
Non ha senso affrontare il conflitto non appena esso sfocia. È molto meglio attendere qualche minuto, o qualche ora, e fare mente locale sull’accaduto.»
«D’accordo. Quindi cosa mi consiglia di fare ora? Qual è il primo lato dell’ettagono?»
«Come prima cosa, cara ragazza, scrivi sul primo lato dell’ettagono la seguente domanda: “Dove mi trovo?”»
La ragazza scrisse la domanda sul lato dell’ettagono e immediatamente prese la parola.
«Signore, cosa intende con la domanda “Dove mi trovo”?»
«Ora ti spiego. Dimmi un po’: quando ha avuto inizio il conflitto?»
«Diciamo che tutto è iniziato a metà della riunione di questa mattina.» rispose la ragazza riflettendo sull’accaduto.
«D’accordo Hedy, ora dimmi: cosa lo ha scatenato, secondo te?
Scrivi la tua risposta su una pagina vuota del tuo diario. Una volta fatto ciò, leggimi pure ciò che avrai scritto.»
La ragazza si prese alcuni minuti di tempo.
Una volta fatto, iniziò a leggere quanto scritto.
«Il conflitto è stato scatenato dall’ennesima mancanza di rispetto da parte di Shakil.
Nello specifico, questa volta, ha ammesso che i risultati del team sono stati ottenuti esclusivamente grazie a lui. E a me questo non va bene.»
«Ottimo, con questa tua frase hai appena fatto chiarezza sull’accaduto.» rispose il giardiniere alle parole della ragazza.
«Il primo lato dell’ettagono» proseguì l'uomo, «consiste proprio nel farsi queste due domande: “Quando ha avuto inizio il conflitto?” e “Cosa lo ha scatenato?”.
Ogni volta che in futuro ti troverai in conflitto con una persona, ti basterà porti queste due domande.
Le risposte che darai a queste due domande risponderanno alla prima domanda dell’ettagono, ossia "Dove mi trovo?".
«D’accordo signore. In sostanza, ciò che ho appena fatto, è stato rendermi conto della situazione che è realmente accaduta. Dico bene?»
«Sì, proprio così.» confermò il giardiniere. «Questo ti sta già permettendo di fare maggior chiarezza, non trovi?»
«Sì, ha ragione signore. La confusione di poco fa sta prendendo il posto a una maggior chiarezza.
Possiamo procedere con il secondo lato dell’ettagono?»
«Sì, certo.» rispose il giardiniere. «Il secondo lato dell’ettagono risponde alla domanda “Cos’è accettabile?“.
Scrivi pure questa domanda sul secondo lato dell’ettagono.»
Il giardiniere lasciò la ragazza scrivere.
Dopo pochi secondi, proseguì.
«Hedy, nel primo lato dell’ettagono hai fatto maggior chiarezza. Ora ti chiedo: di tutto ciò che è successo con Shakil, cos'è accettabile?»
«In che senso, signore? Cosa dovrei accettare del comportamento di Shakil?» chiese la ragazza perplessa.
«Lascia che ti spieghi, Hedy. Un conflitto, se avvenuto tra persone mature, è quasi sempre il frutto di un’incomprensione.
Un’incomprensione che ha portato due o più persone a litigare, discutere o avere un battibecco.
A volte, in alcuni tratti della discussione, potrebbe essere intelligente scendere a compromessi.
Questo, farebbe sì che tra te e Shakil si crei un punto di contatto. E, di conseguenza, Shakil potrebbe sentirsi più propenso a venire incontro alle tue esigenze.
Naturalmente, non sempre si riesce a scendere a compromessi.
Se però si riesce a farlo, c’è una maggior possibilità di risanare il rapporto in tempi rapidi.
Detto ciò, ti riformulo la domanda, cara Hedy: “Di tutto ciò che è successo, cos'è che potresti accettare?”
Ti lascio qualche minuto per riflettere e per trascrivere la tua risposta sul tuo diario.»
Hedy iniziò a riflettere sulla domanda, e trascrisse i suoi pensieri.
«Ho fatto signore.» disse la giovane mozambicana dopo alcuni minuti.
«Bene, leggimi pure ciò che hai scritto.» disse il giardiniere.
La ragazza iniziò a leggere.
«Accetto il fatto che Shakil si prenda i meriti per il suo lavoro.
Devo ammettere che Shakil, per ora, svolge un lavoro di più alta responsabilità rispetto a me.
È quindi giusto che Shakil ottenga i meriti per il grande lavoro che sta facendo.»
«Ottimo Hedy, vedo che hai fatto un ottimo lavoro. Ciò che hai fatto è stato capire se vi sono dei tratti del vostro conflitto sui quali è possibile scendere a compromessi.
Questo, però, non significa che bisogna scendere a compromessi su qualsiasi cosa.
Il terzo lato del ettagono, infatti, riguarda l’esatto opposto di ciò che hai appena affrontato.
La domanda che ora scriverei sul terzo lato dell’ettagono è la seguente: “Cosa non è accettabile?”»
«D’accordo signore. Immagino che la riflessione che dovrò fare ora sarà comprendere cosa non sono disposta ad accettare del comportamento di Shakil. Dico bene?»
«Proprio così. Ciò che farai nei prossimi minuti sarà rispondere a questa domanda:“Di tutto ciò che è successo, cosa non è accettabile?“
In poche parole, dovrai riflettere su cosa non vorrai scendere a compromessi.»
La ragazza si prese qualche minuto di tempo, e una volta trascritto i suoi pensieri sul suo diario, iniziò a leggere.
«Non è accettabile che i miei sforzi non vengano riconosciuti.
E soprattutto, non è accettabile che venga calpestata la mia dignità durante le riunioni.
Questo mi mette in una situazione di imbarazzo davanti ad altre persone.
Questo suo atteggiamento va contro i valori in cui credo profondamente, ovverosia la dignità e il rispetto.»
«Complimenti!» esclamò il giardiniere. «Vedo che hai capito esattamente il funzionamento dell’ettagono.
In poco tempo hai già concluso i primi tre lati. Che ne dici se ora passiamo al quarto lato?»
«Sì, signor Momed. Sono pronta!» esclamò la ragazza.
«Bene, sul quarto lato dell’ettagono ti invito a scrivere la seguente domanda: “Cosa mi dice il passato?”.
Il giardiniere proseguì.
«Ora che sei consapevole del conflitto avvenuto, di cosa è accettabile e di cosa non è accettabile, è arrivato il momento di rispondere a questa domanda: “Mi sono già ritrovata in una situazione simile in passato?”
Prova a chiederti, Hedy: Mi sono già ritrovata in una situazione simile in passato?»
La ragazza si prese del tempo per riflettere.
«Sì signor Momed, mi sono già ritrovata in una situazione simile.»
«Ok ragazza. Prendi nuovamente il tuo diario e scrivi le tre domande che ora ti andrò a elencare.
Prima domanda: “In che modo sono riuscita ad uscire da quel conflitto in passato?”
Seconda domanda: “Qual è stata la singola cosa che mi ha permesso di risolvere quel conflitto?”
Terza domanda: "Quali sono state le azioni e le decisioni che ho compiuto per sistemare quella situazione?”».
Le parole del giardiniere si fermarono per qualche secondo.
Il signor Momed si assicurò che Hedy abbia trascritto tutte e tre le domande, e continuò il suo discorso.
«Ciò che dovrai fare ora, cara ragazza, sarà rispondere a queste tre domande. Grazie a ciò, riuscirai a imparare dal tuo passato.»
«D’accordo signore. Posso farle solamente una domanda?»
«Certo, dimmi pure.»
«Cosa avrei dovuto fare nel caso in cui non mi fossi mai trovata in una situazione simile in passato?
Glielo chiedo perché in futuro potrebbe accadermi di trovarmi in un conflitto che non ho mai vissuto precedentemente.»
«Ottima domanda, ragazza. Nel caso in cui mi avessi detto di non aver mai vissuto un’esperienza simile in passato, ti avrei portata direttamente al quinto lato dell’ettagono. Tutto qui.»
La ragazza annuì con la testa e iniziò a rispondere alle tre domande offerte dal signor Momed.
Il giardiniere ne approfitto per chiudere gli occhi e riposare qualche minuto.
«Signore, sta dormendo?» chiese la giovane Hedy dopo una mezz'oretta.
«No, ragazza. Sto semplicemente riposando.» rispose il giardiniere riaprendo delicatamente gli occhi.
«Dimmi un po’,» continuò l'uomo, «cosa hai risposto alla prima domanda? In che modo sei riuscita ad uscire da un conflitto simile in passato?»
La ragazza iniziò a leggere quanto scritto.
«In passato ho risolto il conflitto affrontando la persona faccia a faccia.
Ciò che ho fatto è stato spiegarle in modo pacato cosa mi stava infastidendo del suo comportamento.
Per fare ciò, ho fatto leva sui miei valori.»
«Molto bene Hedy. Passiamo ora alla seconda domanda. Qual è stata la singola cosa che ti ha permesso di risolvere quel conflitto?»
«Mi ha permesso di risolvere il conflitto il fatto di averle parlato in un momento di tranquillità per entrambe.» continuò a leggere la ragazza.
«Nello specifico, sono riuscita a risolvere il conflitto parlandole mentre ci trovavamo entrambe al parco durante una pausa pranzo.»
«Interessante sapere che tu abbia già risolto un conflitto al parco. La natura fa miracoli. Condividi con me?»
«Sì, condivido. La natura fa miracoli!» esclamò la ragazza, lasciandosi scappare, per la prima volta in quella mattinata, un leggero sorriso.
«Ora dimmi, cos’hai risposto alla terza domanda?» chiese il giardiniere. «Quali sono state le azioni e le decisioni che hai compiuto per sistemare quella situazione?»
La ragazza proseguì nella lettura.
«Per sistemare quella situazione decisi che avrei dovuto parlare a quella persona prima che il conflitto degenerasse ulteriormente.
L’averle parlato in un momento di tranquillità - e a contatto con la natura - ha fatto in modo che la tensione fosse bassa fin da subito.
Ci siamo capite, e abbiamo risolto il problema.»
«Splendido ragazza! Grazie alle tre risposte che hai appena dato sei riuscita a estrapolare degli importanti insegnamenti dal tuo passato. Come ti senti ora?»
«Più consapevole.» rispose la ragazza.
«Esatto, più consapevole.» confermò l’uomo.
«Posso farle un’ulteriore domanda?» chiese incuriosita la giovane mozambicana.
«Cosa avrei dovuto fare nel caso non fossi ancora riuscita a risolvere quel conflitto?
Come avrei fatto a estrapolare un insegnamento dal passato?»

«Le tue domande stanno diventando sempre più interessanti, complimenti.» rispose l’uomo.
«In quel caso, la domanda alla quale avresti dovuto rispondere sarebbe stata la seguente: “Tornando indietro, quali sarebbero state le cose che avrei fatto in modo diverso per sistemare quel conflitto?”»
La ragazza si prese qualche istante per riflettere sulla domanda che le era appena stata offerta dal giardiniere.
Dopo qualche minuto, l’uomo interruppe i suoi pensieri.
«Ragazza, mi fa piacere vederti così curiosa. Ti va se ora proseguiamo con il quinto lato dell’ettagono?»
«Sì, molto volentieri.» rispose la giovane Hedy.
«Benissimo. Ora, sul quinto lato dell’ettagono ti invito a trascrivere la seguente domanda: “Quali sensazioni ed emozioni sto vivendo in questo momento?”»
«Interessante, signore. Cosa dovrò fare nello specifico?»
«Te lo spiego subito. Questo quinto step non è altro che uno step “riflessivo”. Il tuo obiettivo è riflettere sulle tre domande che ora ti porrò.
Sono tre domande che hanno l’obiettivo di gettare le basi per il sesto step che effettueremo fra poco.
Il sesto step sarà uno step molto razionale.
Questo quinto step, invece, ha l’obiettivo di farti immergere nelle tue emozioni e sensazioni.»
«D’accordo signore. Quali sono le tre domande alle quali dovrò rispondere?»
«Le domande sono le seguenti.» rispose il giardiniere.
Prima domanda: “Quali sono le sensazioni ed emozioni che sto vivendo in questo momento riguardo il conflitto che ho avuto?”
Seconda domanda: “Quali sono le azioni e le decisioni che, dentro di me, so di dover compiere?”
Terza domanda: “Quali sono le azioni e le decisioni che, dentro di me, so di non dover compiere?”
Ti lascio trenta minuti di tempo per riflettere su tutte e tre le domande.
Ti consiglio però di non riflettere qui seduta su questa panchina, cara Hedy.
Che ne dici di farti una breve passeggiata lungo le vie del nostro splendido giardino?»
«Ottima idea!» rispose la giovane mozambicana.
«Bene, ci vediamo qui tra trenta minuti.
Ah, dimenticavo: non importa che i tuoi pensieri vengano trascritti sul tuo diario. Lo faremo dopo, insieme. Buona passeggiata Hedy.»
La ragazza si alzò dalla panchina, sgranchì un po’ le gambe e si incamminò lungo le vie del giardino.
Iniziò subito a riflettere sulle tre domande che gli erano state poste dal giardiniere.
«Quali sono le sensazioni ed emozioni che sto vivendo in questo momento riguardo il conflitto che ho avuto?» pensò la ragazza tra sé e sé.
«Quali sono le azioni e le decisioni che, dentro di me, so di dover compiere?
Quali sono le azioni e le decisioni che, dentro di me, so di non dover compiere?»
Dopo una mezz’oretta di riflessioni, Hedy fece ritorno alla panchina.
«Eccomi qui.» disse la ragazza al giardiniere. «Sono tornata.»
«Oh, bene. Com’è andata?»
«Benissimo! Ci voleva proprio una passeggiata per schiarire le idee.»
«È già, la camminata è un vero e proprio toccasana.» confermò il giardiniere. «Te lo dice una persona che sono ormai trent’anni che cammina qua e là in questo giardino.»
L’uomo stoppò le sue parole per qualche attimo.
«Ora che hai avuto modo di schiarire le idee, ti chiedo di riportare sul tuo diario le risposte alle tre domande. D’accordo Hedy?»
«D’accordo signore.» rispose la giovane mozambicana mettendosi subito a scrivere.
Non passarono nemmeno dieci minuti che la ragazza riprese parola.
«Ho finito! Se vuole le leggo le mie risposte.»
«Molto volentieri. Dimmi un po’ Hedy: quali sono le sensazioni ed emozioni che stai vivendo in questo momento riguardo il conflitto che hai avuto?»
Hedy iniziò a leggere quanto scritto sul suo diario.
«Provo la stessa sensazione del passato, ossia la voglia di liberarmi in fretta di questo problema con il mio collega.
Questo conflitto mi fa sentire un peso sullo stomaco e non mi rende libera di esprimermi al meglio.
Sento un desiderio di libertà.
La stessa libertà che ho provato non appena sono riuscita a risolvere il conflitto in passato.»
«Ottima risposta, ragazza. Passiamo subito alla seconda domanda: quali sono le azioni e le decisioni che, dentro di te, sai di dover compiere?»
La ragazza proseguì la lettura.
«Credo sia corretto prendere spunto da ciò che è avvenuto in passato e replicarlo anche nella situazione attuale.
Shakil ha un comportamento leggermente diverso rispetto all’altra persona che ho affrontato in passato, ma farò in modo di farmi comprendere e di venirgli incontro, ove possibile.»
«Molto bene. Come ultima cosa ti chiedo: quali sono le azioni e le decisioni che, dentro di te, sai di non dover compiere?»
Hedy continuò a leggere.
«In passato, feci l’errore di aspettare troppo tempo prima di risolvere il conflitto.
Ora che mi sono resa conto di questo problema, non voglio aspettare troppo tempo prima di sistemare il rapporto con Shakil.»
«Stai facendo un lavoro straordinario.» rispose il giardiniere. «Con queste tre risposte hai concluso il quinto lato del tuo ettagono.
Sai cosa ti dico?» chiese l’uomo.
«No, cosa mi vuole dire?»
«Ti dico che ora, puoi già scrivere la domanda sul sesto lato del tuo ettagono.
La domanda è la seguente: “Qual è il mio piano d’azione?“»
«D’accordo signore, mi dica cosa devo fare ora.» chiese la ragazza, mentre concludeva di scrivere la frase sul sesto lato del suo ettagono.
«Ciò che puoi fare ora è stilare tutte le azioni che credi siano funzionali per risolvere il conflitto con Shakil.
La domanda sulla quale vorrei che ti focalizzassi nei prossimi minuti è la seguente.
“In base a ciò che è successo in passato, e in base a come mi sento in questo momento, quali sono le migliori azioni da compiere affinché possa risolvere il conflitto nel modo più funzionale possibile, rispettando a pieno i miei valori e l’etica?
Inoltre, che consiglio mi darebbe una persona che stimo particolarmente per la sua capacità di risolvere questo genere di conflitti?”
Ti lascio trenta minuti di tempo per trascrivere sul tuo diario la risposta a questa domanda.»
L’uomo interruppe il suo discorso e chiuse nuovamente gli occhi.
La ragazza iniziò a riflettere, e pensò a tutto ciò che secondo lei era bene fare per migliorare il rapporto con Shakil.
Nel frattempo, nella città di Maputo era da poco passato mezzogiorno, e il sole si trovava alto nel cielo.
Al giardino non vi era nessuno se non alcuni canarini mozambicani che grazie ai loro canti angelici tenevano compagnia a Hedy e al signor Momed.
Ad un certo punto, il giardiniere aprì gli occhi e vide la ragazza con gli occhi chiusi.
«Hedy, sono io ora a chiederti se stai dormendo!» esclamò il giardiniere sorridendo.
«No, signore. Sto solo riposando.» rispose la ragazza. «Non volevo disturbarla, così ne ho approfittato per prendere spunto da lei.»
«D’accordo Hedy. Vedo che sul tuo diario hai scritto un ricco elenco di azioni da compiere. Ti andrebbe di leggermele?»
La ragazza annuì con il capo, e iniziò a leggere.
«Le azioni che svolgerò saranno le seguenti.
Prima di tutto devo capire se Shakil trascorre le sue pause pranzo al parco, qui vicino.
Se trascorre già le pause al parco, gli chiederò di trascorrere qualche minuto con me per fare una chiacchierata.
In caso contrario, gli proporrò comunque di fare una chiacchierata al parco.
Per convincerlo, farò leva sulle sue responsabilità all’interno del team, e su come lo stesso team potrebbe performare meglio grazie a una gestione dei conflitti migliore.
Quando saremo al parco gli spiegherò la situazione dandogli un feedback funzionale.
Infine, gli spiegherò come tutto ciò avrà permesso all’intero team di funzionare al meglio, in quanto io mi sentirò più motivata a lavorare."
Altre azioni le vedrò in base alla situazione.»
«Ragazza, ti ho già fatto i complimenti per ciò che stai facendo?» chiese sorridendo il giardiniere.
«Sì.» rispose la ragazza un po' emozionata.
«Beh, lascia che te li riproponga. Hai già fatto un ottimo lavoro sin qui. Ora non ti rimane che compiere il settimo step.
Sei pronta per rispondere alla domanda dell’ultimo lato dell’ettagono?»
«Sì, sono pronta!»
«Bene, la settima domanda del tuo ettagono è la seguente: “Quali saranno i benefici di queste azioni?”»
«Scusi signore, per quale motivo mi consiglia di trascrivere i benefici che otterrò dalle azioni che le ho appena letto? Non è sufficiente che io le svolga?»
«L’obiettivo, cara Hedy, è proprio quello di aumentare in te la motivazione nello svolgere le azioni da te prestabilite.
Spesso infatti, ciò che ci manca, non è tanto il sapere quali azioni è bene compiere, bensì la motivazione necessaria per compierle.
Come ben sai, un conto è “dire ciò che è bene fare”, un altro è “fare ciò che è bene fare".»
«Sì, ha ragione, signor Momed.»
«È tutto ok, Hedy. Non importa da che parte sta la ragione. Ciò che davvero importa è che tu trovi la tua di ragione.»
La ragazza rimase qualche secondo in totale silenzio.
Qualche secondo dopo, la sua voce si fece nuovamente sentire.
«Quindi, cosa mi consiglia di fare ora?»
«Ora, ciò che dovrai fare sarà stilare un elenco dei benefici che avrai ottenuto nello svolgere le azioni che hai scritto precedentemente.
Essendo questa, un’attività molto emotiva, voglio che tu rimanga qui da sola.
Nel frattempo che tu scriverai i benefici, io ne approfitterò per farmi una passeggiata.
Torno da te tra una mezz’oretta. A presto!»
L’uomo lasciò la ragazza sola e si incamminò verso una via del giardino.
«Quali saranno i benefici che avrò ottenuto dal momento in cui avrò compiuto le azioni prestabilite?» iniziò a chiedersi la giovane mozambicana.
La domanda accompagnò i pensieri di Hedy per un bel po’ di minuti, finché ad un certo punto non vide tornare il giardiniere.
«Come sta andando?» chiese l’uomo.
«Bene, grazie! Ho concluso da poco. La stavo aspettando.» rispose la ragazza, che nel frattempo stava trascrivendo le ultime parole sul suo diario.
«Ottimo! Se ti va, leggimi un po’ ciò che hai scritto.»
La ragazza iniziò la lettura.
«Grazie alle azioni che metterò in atto, i benefici saranno i seguenti:
- Riuscirò a esprimere me stessa.
- Mi sentirò più parte di un team.
- Mi sentirò più realizzata.
- Mi sentirò più spronata a impegnarmi.
- Lavorerò con il sorriso.»
Il giardiniere finì di ascoltare le parole di Hedy.
«Ragazza, ora hai tutto ciò che ti serve per affrontare il conflitto con Shakil.
Ogni volta che avrai bisogno di risolvere un conflitto, ti basterà riprendere in mano il tuo ettagono e rispondere a tutti i suoi sette lati.
Ah, un’ultima cosa: non lasciare mai che il conflitto si protragga a lungo. La tecnica dell’ettagono funziona solamente per i conflitti nati da poco tempo.»
Il discorso del giardiniere si interruppe per un istante.
L’uomo si alzò in piedi, guardò negli occhi la ragazza e pronunciò le sue ultime parole.
«Sii fiera di te stessa. Sono pochi gli esseri umani che si prendono del tempo per migliorare i rapporti con le persone.
Sentiti fiera, Hedy.»
Conclusione
Ora, Hedy, sa come affrontare al meglio il suo conflitto con Shakil.
Grazie al signor Momed, la giovane mozambicana ha scoperto il cosiddetto Ettagono dei Conflitti, un metodo basato su sette domande guida.
- 1° domanda・Dove mi trovo?
- 2° domanda・Cos’è accettabile?
- 3° domanda・Cosa non è accettabile?
- 4° domanda・Cosa mi dice il passato?
- 5° domanda・Quali sensazioni ed emozioni sto vivendo in questo momento?
- 6° domanda・Qual è il mio piano d’azione?
- 7° domanda・Quali saranno i benefici di queste azioni?
D'ora in poi, questo metodo - e la sua forte determinazione - permetteranno a Hedy di affrontare qualsiasi conflitto sul nascere.
In Mozambico tornerà a brillare l'unicità di Hedy.
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